
E' di nuovo passato tantissimo tempo dall'ultimo post.
Scusate, ma in questo periodo ho un sacco di cose da fare.
Mangio.
Dormo.
Faccio pipì e pupù.
Lavoro.
E poi un sacco di altre cose che ora è inutile stare ad enumerare.
Ma in mezzo a tutto questo mare di impegni, un qualcosa ha attirato la mia attenzione spingendomi a riprendere in mano la penna e a vergare queste parole sul monitor.
Ora ho il monitor tutto pieno di scritte e sto cercando di ricopiarle con la tastiera, il che non è per niente agevole.
Cos'è stato a turbare la mia inerzia? Una drammatica storia letta sul giornale.
Lui stava con lei, che lo picchiava.
Lei era apparentemente una ragazza normale, come se ne vedono tante in giro, ma di dentro era una di quelle donne violente come se ne vedono tante nel wrestling femminile e nelle svendite speciali ai grandi magazzini.
Era cresciuta in una famiglia in cui il padre era violento, la madre violenta e lei violetta, per le botte ricevute.
Il padre una volta lesse su un almanacco il modo di dire "volere la botte piena e la moglie ubriaca" e se ne innamorò, così decise che da quel giorno quello sarebbe stato il suo motto.