lunedì 4 gennaio 2010

There's a tram-man waiting in the sky


Oggi brillo di luce propria.
Così mi ha detto il controllore sul tram, quando gli ho fatto notare che stava fissando il mio biglietto da circa un minuto senza battere ciglio.
Cioè, non mi ha detto che io oggi brillo di luce propria, ma proprio "oggi brillo di luce propria".
Parlava di sè.

Lì per lì ero un po' incerto sul da farsi. Diversi stati d'animo mi sono balenati in cuore in successione, sballottati tra la sorpresa e la curiosità.
Dapprima rabbia, perchè se mi chiedi di controllare la vidimazione del biglietto, poi mi aspetto almeno che ci presti attenzione. Cavolo, se oblitero la pretendo, attenzione! Non è che vidimare e obliterare siano due cose da poco conto: richiedono calcolo, misura, delicatezza e fermezza nello stesso tempo. Ho visto gente obliterare senza nessuna di queste cose e non avete idea del casino che ne è venuto fuori!

Quindi, ho pensato, se ho vidimato che non merito nemmeno un "bravo", "ok", "perfetto", "Dio mi fulmini se non è la più bella obliterazione che abbia mai visto!", allora puoi anche andare a quel paese, col tuo berrettino e la tua divisina da SS delle tramvie.
Tra l'altro aveva 'sti baffetti da Hitler che proprio mi davano sui nervi...

Ero lì lì per dare in escandescenze quando dalla porta di centro è entrato l'Arcangelo Gabriele e col suo sguardo caritatevole mi ha dissuaso da ogni moto d'odio e, anzi, mi ha colmato il cuore di pietà.
E quindi ho provato simpatia, simpatia verso quel controllore così interessante e particolare. Forse l'Arcangelo, forse lo spirito del natale, forse la lucida idiozia di quel tutore dell'ordine obliterato, forse la colla che sniffavo, fatto sta che qualcosa mi spinse a volergli bene.
Improvvisamente mi domandavo come mai non mi fossi accorto prima che quell'uomo brillava davvero di luce propria.
Così inforcai gli occhiali da sole e mi rivolsi a lui con tutto l'affetto che inaspettatamente sentivo strabordare dal mio corpo.
"Amiamoci, fratello luminescente!" esclamai.

E così ci amammo lì, sul sedile del tram, sotto gli occhi degli altri passeggeri estasiati.
E mentre succedeva, la luce cresceva e cresceva finchè, d'un tratto, il tetto del tram si scoperchiò e l'astronave madre richiamò a sè con un raggio accecante l'uomo delle stelle che brillava di luce propria.

Da quel giorno, che è oggi, non l'ho mai più rivisto, ma il figlio che ora porto in grembo è il più bel ricordo che poteva lasciarmi prima di allontanarsi nell'universo gridandomi quelle ultime, indimenticabili, parole d'amore: "comunque era una bellissima vidimazioneeeeeeee..."

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