lunedì 24 agosto 2009

A volte ritornano

Eccomi di nuovo a voi, qui dove cadono gli ippopotami.
Sono tornato ieri da 20 giorni trascorsi in Senegal, forse malarico, più probabilmente solo insolato, ad ogni modo vivo.
In Senegal ippopotami non ne ho visti ed è un gran peccato, ma il viaggio è stato comunque fantastico. La gente è fantastica, il posto è fantastico, l'associazione Renken (http://www.renken.it/) con cui sono andato lì è fantastica.
Sono cose che vanno viste e vissute per capirle e per fortuna avrete almeno la possibilità di viverle di seconda mano perchè ho avuto la bella idea di tenere per voi un diario del viaggio. Un diario giornaliero, ma nel senso più stretto del termine: è il diario del giorno.
Il primo giorno.
Ma meglio che niente, no?
Per i restanti 19 giorni forse vi racconterò qualcosa qui e là, un po' alla volta, man mano che le cose mi vengono in mente.
E ce ne sono di cose da raccontare, credetemi...
Per ora accontentatevi di questo:

"03/08/09 - Scrivo da sopra l'aereo per Dakar, che è sicuramente meglio che scrivere da sotto l'aereo e già questo mi mette di buonumore. Fra poche ore sarò ufficialmente in Senegal.
Wow!
Chissà cosa mi aspetterà là? Beh, il pullmino con gli altri volontari che mi portino fino a Malika spero proprio di sì!
Ma partiamo dal principio, che altrimenti se parto dalla fine e vado a ritroso chi legge non capisce niente.

Stamattina...beh, oddio, "stamattina"...inizio già ad essere impreciso perchè erano le 15 che non sono decisamente più mattina e se sono impreciso chi legge non capisce niente. Quindi, "oggi pomeriggio" ho preso il pullman autostradale che da Torino mi doveva portare a Malpensa.
Che poi detta così sembra che non mi ci abbia portato, ma invece sì, ha compiuto la sua missione con capacità e precisione.

Quindi, dicevo, alle 15 pullman per l'aeroporto di Malpensa. Purtroppo tutte le persone a cui avevo chiesto un passaggio in auto si sono tirate indietro e così non mi è rimasto che il bus. Che non sarebbe un problema di per sè, anzi, anche perchè è molto comodo, ma non nel senso che si sta seduti comodi, quello no: i posti sono spaziosi come una cassa da morto, che però lei è giustificata perchè non prevede che al suo ospite si addormenti un piede o gli dolgano le ginocchia.
E' comodo nel senso che fa un buon servizio e la fermata è vicina a casa mia.

Però scusate, così mi sto perdendo...

Dicevo che il bus non sarebbe un problema di per sè se uno, però, non dovesse portarsi la propria valigia, uno zainetto e un enorme scatolone da 23 kg di attrezzature mediche.
Voglio dire, 23 kg è un terzo del mio peso e lo so che se fossi una formica alzerei n-mila volte il mio peso e un terzo mi farebbe un baffo (anche perchè quanto può pesare un terzo di formica? Un cazzo, dico io!), fatto sta che un grosso cubo senza maniglie di un terzo del vostro peso non è comodo da portarsi in giro.

Comunque non la faccio troppo lunga e lo scatolone l'ho caricato, la valigia pure, ho portato i miei 3/3 sul primo sedile libero e lì ho cominciato la mia avventura.

Caso ha voluto che il primo sedile libero fosse di fianco ad una bella ragazza di nome Giulia. Lo so che non ci crederete, ma giuro che non l'ho fatto apposta!
Giulia è una simpatica, sottopagata e sfruttata giovane lavoratrice neolaureata di uno studio di architettura per il quale lavora come schiava edificando - presumo - piramidi, mausolei e tombe varie.
Si è rivelata una piacevole compagnia durante il tragitto per Malpensa e anche dopo, dato che sarebbe partita per la sua vacanza successivamente al mio volo per Lisbona-Dakar.
Comunque, sceso dal pullman puntualmente alle 17 estraggo dal portabagagli il mio terzo di cubo di me stesso e faccio giusto in tempo ad accaparrarmi l'ultimo carrello nelle immediate vicinanze, con profondo disappunto di una signora che pareva un mulo degli alpini infestato da bimbi.
Schiacciata sotto il peso dei suoi bagagli e attorniata da svariati bambini che la tenevano per mano (non ho visto bene, ma credo avesse almeno quattro bambini e altrettante mani) mi ha guardato prendere il carrello, ha alzato un sopracciglio ed esclamando "no..." è collassata sotto una cascata di valigie.

Per aver servito con fedeltà sulle montagne lombarde, al mulo va un sentito estremo saluto da parte della Brigata Alpina Taurinense.

Un po' mi è dispiaciuto, povera bestia, ma doveva rendersi conto di non essere una formica ed organizzarsi meglio coi pesi.
Così, lasciandomi il cadavere alle spalle, sgommo col mio carrello, la valigia, il cubo e Giulia alla volta del check-in.
In fila incontro Clemmi e Davide, che faranno il viaggio con me.

Mentre scrivo, la povera Clemmi è ancora in pieno lutto. Si piange la prima vittima Renkeniana del viaggio, abbandonata a Lisbona tra le grinfie di una zelante controllora di bagagli (da qui in avanti definita "Quella Troia®").
Addio, flacone di balsamo a secco!
Ci mancherai!
Se solo non fossi stato in sovrappeso di 50 ml saresti ancora qui con noi, ma, purtroppo, le severe leggi antiterrorismo non perdonano: superavi i 100 ml.
E non posso fare a meno di sottolineare l'ironia della sorte: pesavi 1/3 di troppo!
Se non sui nostri capelli, resterai comunque sempre nei nostri cuori e forse anche nella doccia di Quella Troia®, che probabilmente si diverte a rapinare i poveri viaggiatori dei loro beni.
Sull'aereo c'è un bimbo in passeggino senza una scarpa.
So a casa di chi la ritroverremmo...

Ma vabbè, a parte questo incidente (che però ci ha rovinato l'umore) tutto il resto è filato liscio.
Davide ha scoperto che conosceva già Giulia dai tempi della scuola, Clemmi ha scoperto di amare il suo balsamo più di quanto pensasse, io ho scoperto definitivamente che l'antimalarico mi provoca meteorismo.

Con questa bella serie di certezze concludo e magari dormo un po'...buonanotte!"


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