giovedì 25 febbraio 2010

Full di sconquassi


Purtroppo la disgrazia si è abbattuta su di me e sulla mia stirpe tutta.
Il destino si è rivoltato contro la mia vita in modo imprevedibile, afferrandola per la collottola e scuotendola fino a stremarla.
Rovesci di sorte hanno troncato il misero cammino di un'anima verso la soddisfazione del sogno di sempre.
Disgrazie contro cui l'uomo nulla può si sono abbattute come uragani sulla catapecchia di bambù del mio povero cuore filippino.
Eventi inconcepibili - per evitare i quali ogni previsione è inutile, ogni tentativo di prepararsi è vano, ogni speranza di indovinare l'evolversi degli eventi è utopia - mi hanno affondato nella cupa disperazione. Ho cercato in ogni modo di prevedere, prevenire, poi lottare, cambiare le cose, ma contro un immane fortunale cosa può il soffio di una formica? Può forse fermarlo? O cambiarne la direzione?
No, può solo sfinirsi nell'estremo tentativo, purtroppo destinato a fallire.

E allora alla formica non rimane che accasciarsi, sapendo di avre fatto tutto ciò che era in suo potere, aspettando che la tempesta si calmi, per raccogliere infine le forze e cercare di ripartire.
Ricominciare, con negli occhi quello che la sorte ha distrutto, ma non come rimpianto, bensì come stimolo a raggiungere il rinnovato obiettivo.

Non come peso sull'anima, bensì come orizzonte dello sguardo: l'orizzonte a cui puntare, con lo stesso vigoroso ardore col quale fu costruito tutto ciò che ora è perso.
Per ricostruirlo.
Con orgoglio.

Insomma, praticamente pensavo che l'esame fosse l'1 e invece mi sono sbagliato perchè è domani. Quindi non ho studiato un cazzo.

Posso andare a sciare.

1 commento:

  1. I disastri che descrivi sono nulla in confronto alla patetica inerzia della tua capacità organizzativa. Forse dovresti smettere di imbarazzare la natura e decidere una volta per tutte di reinserirti nella catena alimentare come vegetale.
    Tuo fratello.

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