martedì 9 febbraio 2010

L'Immortacci de Bilal


Qualche sera fa ho visto Immortal (Ad Vitam), film del 2004 di Enki Bilal.
Qualcuno di voi conoscerà il nome di Bilal per via dei suoi fumetti, che sono sicuramente meglio dei suoi film.
Immortal (Ad Vitam) è un film curioso. In pratica nella New York del 2095 fluttua una piramide egizia, da cui esce il dio Horus che ha sette giorni di tempo per lasciare una stirpe prima di perdere l'immortalità.
Quindi si fa ospitare nel corpo del prigioniero politico evaso Nikopol e si baccaglia un'aliena blu.

E' una storia piena di risvolti affascinanti, ma quando l'ho vista io dovevano essere usciti per un caffè, quindi non li conosco.
In tutto ciò ci sono di mezzo delle altre robe che non si capiscono.
Ecco, questa è un po' la chiave di tutto: non si capisce.
Immortal (Ad Vitam) è come la seconda metà di un film della cui prima metà non si capisca niente.

Dopo la visione ho fatto una ricerca su internet curioso di leggere quale fosse la critica e soprattutto di trovare qualcuno che me lo spiegasse.

Leggere gli articoli dal sito MyMovies - che riporta recensioni prese dai quotidiani - è molto spassoso.
Secondo qualche critico, Bilal è un "bosniaco naturalizzato francese" (Il Tempo), altri lo definiscono "franco-jugoslavo" (Il Messaggero), altri ancora "nato a Belgrado nel 1951, da madre ceca [senza i, fortuna sua] e da padre bosniaco" (La Stampa), ma c'è chi sostiene l'inverso: "padre ceco e madre bosniaca" (Il Manifesto).
E' evidente che la vita di Bilal sia come i suoi film: nella prima metà non si capisce niente.

Ad ogni modo non ho trovato alcuna chiave di lettura che mi aiutasse a mettere in ordine le cose, né alcuna spiegazione alla scelta bizzarra di mescolare attori in carne ed ossa e attori in pessima CG (Computer Graphic).
Forse non hanno trovato alcun attore abbastanza grasso da fare la parte del senatore?
E nessun'attrice abbastanza orientale per la parte della sua segretaria-burattinaia?
Un po' più comprensibile la scelta di un Horus in CG, considerando che al posto della capoccia c'ha una testa di falco. Ma, se proprio vogliamo dircelo, vista la sua (voluta) inespressività avrebbero potuto piazzare un attore vero con la testa nel sedere di un falco impagliato e il risultato sarebbe stato migliore.

La cosa che ho amato di più di questo film è la scena in cui gli dei Anubi e Bastet giocano a Monopoli mentre aspettano il ritorno di Horus nella piramide. Se solo al posto delle teste da sciacallo e da gatto i due avessero avuto, rispettivamente, un fiasco di vino e una pera, avrei riconsiderato tutta l'opera declinandola a capolavoro assoluto.
Purtroppo, Bilal non ha avuto il coraggio di fare questa scelta.
L'Immortacci sua...

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