mercoledì 10 marzo 2010

Shock. Forse sempiterno


Mio Dio, ho appena assistito ad un rapimento.
Stavo camminando pacioso come so fare io per le vie del centro, quando passando di fianco ad un negozio di filati la mia attenzione è stata attirata da uno stridir di gomme.
Mi sono girato di colpo e ho visto due uomini che cancellavano di tutta fretta delle scritte da un foglio di carta. Lì per lì non ho capito subito cosa stesse accadendo, ma passato il primo momento di smarrimento non ho capito nemmeno dopo.
Comunque ho abbozzato e fatto finta di niente e ho tirato dritto per la mia strada.

Mentre mi dirigevo verso un negozio di alghe mi sono domandato come avessero fatto a tirar su dei muri di alghe, ma poi mi è venuta in mente la barriera corallina e allora ho capito che con abbastanza tempo ed abbastanza alghe e coralli l'unico limite è la nostra fantasia. Pensate il genio della natura che ha costruito la barriera corallina per evitare che gli squali facciano gol dove ci sono i bagnanti, perchè è risaputo che gli squali non sanno fare il pallonetto. E mentre pensavo di tutte queste bellezze del nostro mondo, improvvisamente tutto d'un colpo non è successo niente.
E ci sono rimasto un po' male perchè se proprio vogliamo dircela tutta era da qualche minuto che il mio senso di ragno mi suggeriva che qualcosa sarebbe successo. Mi sono guardato intorno e ho visto un tizio seduto sul water e allora ho capito che mi ero confuso tra i miei sensi: in realtà era il mio senso di bagno che mi suggeriva che qualcuno fosse sul cesso. Il mio senso di bagno ha praticamente sempre ragione, mentre il mio senso di ragno non ha ragione quasi mai, il che mi fa saltare la mosca al naso il che mi fa scattare il senso di ragno il che a sua volta la mosca e insomma si crea un circolo vizioso.

Mentre guardo il tipo seduto sul water pensando questi pensieri, si accosta immantinente una macchina con tutti vetri scuri. Una di quelle macchine da gangster da film. Con calma ne scende un tipo grosso con gli occhiali scuri forse fatti degli stessi vetri dell'automobile, si avvicina al tipo sul water, se lo carica in spalla lui, cesso, carta igienica e tutto e se lo infila in macchina. Chiude la portiera e la macchina resta lì, perchè il semaforo è rosso. Una volta che scatta il verde, si incammina per la sua strada.
Guardo l'auto che si allontana per una bella quarantina di secondi prima che scompaia alla mia vista dietro ad un angolo, una ventina di metri più avanti, compiacendomi del fatto che questi gangster non guidino come pazzi perchè in città sarebbe molto pericolso. C'è sempre un bambino che ti taglia la strada correndo dietro ad un pallone e, se corri, capace che non fai in tempo a correggere la traiettoria e finisce che lo manchi.
Un po' mi compiaccio, ma un po' sono sconvolto dal fatto di aver appena assisitito ad un rapimento.

Ci metterò un bel po' a riprendermi.

2 commenti:

  1. Claudia la Cameriera11 marzo 2010 alle ore 10:43

    Ma la foto con le ghette che c'entra? Le portava il gangster?
    Questo si chiede la nazione angosciata.

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  2. La nazione tutta si tranquillizzi: sì, le ghette erano del gangster.

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