sabato 14 novembre 2009

Festa a sorpresa


Dove lavoro io, quando è il giorno del tuo compleanno non lo puoi tenere nascosto.
Ci ho provato, ma è stato inutile.
Non avevo diffuso la notizia per evitare che i colleghi mi facessero regali e per evitare, soprattutto, di dover portare le paste.
Entro la mattina, come niente fosse, e vado a timbrare.
Inserisco il badge nella macchinetta e PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Sirena antiaerea.
Mentre mi getto sotto il primo tavolo che trovo vedo tutti i miei colleghi che escono dagli uffici: "TANTI AUGURI!!!", "E' IL TUO COMPLEANNO!", "NON CE LO VOLEVI DIRE, EH?!".
Sul monitor della piccola bastarda c'è la scritta "Buon compleanno!"... il garante sulla privacy avrebbe qualcosa da dire e io pure...

Intanto, nell'ufficio si scatena la festa. Innumerevoli facce mi guardano lubriche figurandosi già pranzi luculliani..."Allora porti le paste?". Alcuni corrono chiamando a gran voce all'adunata, c'è un pollo da spennare!; altri tirano fuori i piattini di carta e i bicchieri (ed io che pensavo che nei classificatori ci fosse roba di lavoro), qualcuno attacca la musica e come d'incanto appaiono striscioni e cappelli di carta. Mentre il mio capo mi infila coriandoli nel collo della giacca mi faccio largo tra due ali di folla che si accalca.
Non pensavamo fossimo così tanti, in ufficio.
In effetti non lo siamo.
Vedo chiaramente volti sconosciuti. Alcuni assomigliano a dei miei colleghi, devono essere parenti, altri non li ho mai visti in vita mia.
Un paio sono vestiti da vigili urbani.
Uno è il custode del palazzo.
Affianco.
Il tabaccaio di via Lancia lo riconosco, un giorno mi ha fregato sul biglietto del bus.
Il macellaio non credo di averlo invitato io.
Nemmeno lo svitato che sta sempre all'angolo, quello che quando passo mi fa gesti sconci e mi chiama "bella puledra".
Comincio a preoccuparmi quando l'orchestra del Teatro Alfieri (45 elementi, uno si è portato l'organo a canne) inizia ad intonarmi "Happy birthday to you".
Credo che sia meglio fuggire prima che inizi la tradizionale tirata d'orecchie: non ne ho a sufficienza per tutti!

Ma ormai la palla di neve è stata lanciata, nessuno è più in grado di fermare la valanga. Il lavoro è dimenticato. Si canta, si urla, un paio di ragazze tirano fuori le tette.
Non mi ero mai accorto ci fossero i pali per la lap-dance, nella sala caffè. D'improvviso le scrivanie si ribaltano e si rivelano dei tavoli da blackjack e le roulette. I divanetti sono sommersi da gente che ciula.
Da quando in qua abbiamo dei divanetti?
Evito un uomo sui trampoli che cavalca un monociclo (una cosa da vedere) e cerco di nascondermi nel mio ufficio, ma non riesco a superare il falò di fatture. Un paio di ubriachi ci si stanno riscaldando vicino.
"Bella festa!" mi fa un fighetto vestito Prada prima di sniffare un tiro di coca. In effetti è zucchero preso dalla macchinetta delle bevande, ma faccio finta di niente.
Quando in corridoio iniziano le gare di motociclette comincio a pensare che forse sia meglio uscire a comprare delle paste: mentre una ragazza seminuda sventola un fazzoletto e la musica di "Strade di fuoco" copre il rombo dei motori, scivolo vero la porta e cerco di dileguarmi.
Per poco, però, se non torno mi verranno a cercare...

Torno dopo 20 minuti e la situazione è peggiorata ulteriormente, se vogliamo considerare un peggioramento la retata della polizia. Per fortuna, scoperto che c'è una festa di compleanno, si fermano con noi e decidono di chiudere un occhio sullo sfruttamento della prostituzione.

Ho lavorato per mesi e il mio stipendio è prosciugato in bignè e funghetti al cioccolato.
Ah va bè.
Bella festa, però...


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