mercoledì 2 settembre 2009

Racconto-non-racconto


Era una mattina buia e tempestosa.
Molto buia.
E molto tempestosa.

Forse.

In realtà era così buio che chi può dire se ci fosse una tempesta o se stesse solo passando il camion del lavaggio strade?
E in realtà era così buio, ma così buio, che probabilmente non era nemmeno mattina, ma notte.

Era una notte buia e tempestosa.

Così suona molto meglio.

Ma tenendo sempre da conto il fatto che forse non era veramente tempestosa, come si diceva poc'anzi!
Ooh, al diavolo queste precisazioni! Diciamo che era il tipo di notte che nessun essere umano con buonsenso vorrebbe vivere troppo da vicino o troppo dal di dentro.
Eccetto forse un lupo mannaro o un agente delle tasse.

Ma siccome, a quanto ci è dato di sapere, nè l'uno nè l'altro rientrano nella definizione di esseri umani dotati di buonsenso, ce ne sbattiamo di dove vogliano passare le loro ore notturne, chè tanto non c'entra nulla col racconto.

Il racconto è su una zia.
Una zia preferita, per essere precisi.

Avete presente cosa sia una zia preferita, immagino. Ne avrete vista almeno una, nella vostra vita. Le vedete vagare per la strada, con l'aria felice ed un bambino smoccoloso, anch'egli felice, per mano.
Queste caratteristiche accostate non hanno senso, lo sappiamo tutti, ma strana e contorta è la mente della zia preferita. Per quale oscura ragione si dovrebbe essere felici di portarsi dietro un bambino smoccoloso, ci chiediamo tutti?
La risposta è evidente: perchè quel bambino non è figlio suo, sa che presto se ne libererà.
E' uno dei suoi nipoti.
O meglio, il nipote preferito.

Io lo so bene, perchè ce l'ho una zia preferita e lei mi ha portato tante volte in giro, lasciando che smoccolassi quanto e come mi aggradasse.
Ora sono cresciuto, non smoccolo più, ma lei mi porta ancora in giro felice, oppure mi ospita a casa sua felice, oppure mi viene a trovare a casa mia felice, o mi telefona felice, o mi manda delle e-mail felici.

Lo so, probabilmente penserete che la mia zia preferita sia un po' ebete e d'altronde ha anche una certa età, quindi non mi sento di darvi torto.
Però è tanto tanto tanto cara e anche fortunata, perchè ci sarò sempre io a renderla felice.
Felice di sapere che non sono figlio suo.

E questo racconto, che poi non è un racconto, è dedicato a lei.

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